Umani e non umani in salina: prossimità e domesticazione

Sergio Dallamora

Dunque nella salina praticamente è un ambiente naturale, quindi bisogna amarla la natura. Ci sono delle erbe che si possono mangiare tipo i lischi, ci sono dei fiori tipo il fiore di salina, che è il limonio, però io lo conosco come fiore di salina, c’è la silicornia, che è un’erba grassa che cresce in salina che adesso aromatizzano anche i sali; insomma, praticamente in salina c’è di tutto, chi ama la natura chi ama l’ambiente.


Mario Fucci

Mi incuriosiva molto, mi incuriosivano molto – mi incuriosiscono anche adesso – i ramarri, perchè poi a quell’età li immaginavo sempre dei draghi, poi mi incuriosiva anche, ammiravo anche il loro colore verde, verde intenso brillante. Mi piaceva anche vedere a debita distanza lo strisciare veloce delle bisce, bisce sempre color nero, che poi risaltavano nel verde dell’erba con questa pelle che poi andavano da… attraversavano l’argine del canale.


Maria Pia Alessi

Lo ricordi il prato della rosa sai perchè? Andavamo a raccogliere le giunchiglie, era pieno di bisce, pieno di bisce! ? diceva “non andare in te che te pren a rosa clè pien ad besci”. E difatti, ci siamo andati un anno a raccogliere le margherite che c’erano delle margherite che erano bellissime io, la Luisa, la figlia del maresciallo Pesci dei Carabinieri, sentivi… ma noi credevamo che fosse l’erba, invece si camminata in uno strato di bisce! Come ce l’hanno detto abbiamo saltato il canale!


Fabio Daissè

Essendo la salina scarsa di acqua dolce i ramarri venivano attirati vicino alla capanna dalla presenza di acqua dolce che i salinai portavano con sé per consumare durante il giorno e pian piano mettendo una goccia d’acqua su una foglia così, si prendeva confidenza con questi ramarri che diventavano in pratica domestici, per cui avevi il tuo ramarro lo chiamavi e lui sentiva la presenza, gli mettevi l’acqua, erano diventati come dei cagnolini attorno a casa, un connubio stranissimo che forse pochi conoscono.


Mario Fiucci

Osservavo anche il volo degli uccelli, di certi uccelli, perché dove si posavano andavo alla ricerca del loro nido e vedere il loro nido, le uova, a volte la schiusa delle uova stesse, o i piccoli che stavano sempre col becco aperto in attesa di prendere il cibo era una cosa che mi incuriosiva molto e mi creava sempre molta tenerezza.


Fabio Daissè

Molte volte tra le stuoie nidificavano gli uccellini, ma a portata di mano, ma erano così avvezzi alla vicinanza con l’uomo che non scappavano via. Andavamo a ritirare la bicicletta alla sera o il motorino e c’era… magari vedevamo la mamma di questi uccellini che imbeccava i piccoli.

[…] Spesso capitava anche di trovare altri nidi in mezzo ai cespugli così, e mio padre diceva “guarda guarda c’è il nido delle quaglie!”. Lui andava a caccia, poi anch’io da giovane sono andato a caccia, però nello stesso tempo ci insegnava il rispetto per questi nidi, “mi raccomando non disturbarli, guardali ma non toccarli perché la mamma potrebbe non portargli più da mangiare”, quindi c’era un… proprio una cultura di rispetto e prelievo sulla natura, non so se mi spiego.

 

(I brani sono estratti  da interviste condotte da Maria Antonietta Alessandri)