Immagini, inizialmente pescate alla rinfusa, che diventano attivatrici di memoria. Le persone che hanno partecipato alla ricerca hanno mostrato le fotografie che presentiamo in questa sezione durante i colloqui avuti con loro. La ricerca della scatola in cui erano riposte le fotografie dei ricordi di famiglia è stata un gesto spontaneo della persona la quale si avvaleva della fotografia per dare corso in modo più accurato al suo racconto1Le immagini della galleria sono state raccolte da Maria Antonietta Alessandri, la quale ha anche redatto titoli e didascalie.

Archivio

Galleria

  • Il certificato di merito (1953)

    Il certificato di merito di Gianfranco Daissè (1953), salinaro e marito di Adele Strada.

    “Era la prima volta però se lo aspettava, diceva ‘mè stavolta, io questa volta, credo di meritarmi’, perché si vedeva [che] il sale era bello. Sai, anche fra di loro andavano a vedere: passava il guardiano delle saline, si fermavano,  commentavano… Se l’aspettava perché [il sale] era bello.”.

    Cod.CS-AS-00001 / Foto gentilmente concessa da Silvano Giunchi 

    Libero Daissè con amici

    Libero Daissè con altri due amici e tre ragazze.

    Cod. CS-AS-004 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero con le due cavatrici (1946)

    Gianfranco Daissè, detto Libero, con le due cavatrici (1946).

    Una delle cavatrici è Rina Magnani,  dell’altra Adele non ricorda il nome.

    Quell’anno Adele era a casa perché incinta del figlio. La scala era un attrezzo di lavoro che serviva per andare sul cumulo e fissare le stuoie per salvare il sale dalla pioggia.

    Cod. CS-AS-006 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    La scolaresca di Cervia

    La maestra Ines Zanotti con una scolaresca a Cervia.

    La maestra Ines Zanotti, nata a Cervia nel 1913, con la classe nata nel 1924,  fra cui Adele Strada.

    Cod. CS-AS-007 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Lo sposalizio del mare

     Lo sposalizio del mare in una foto che si ipotizza dei primi anni ‘60. Si vede dietro  il condominio Panfilo costruito negli anni ‘60. Lo sposalizio del mare insieme al Santuario della Madonna del Pino, costruita verso la fine del XV secolo, costituiscono le due testimonianze dell’assoggettamento di Cervia alla Serenissima che ufficialmente si fa risalire al 10 maggio 1463. 

    La cerimonia dello Sposalizio del Mare, si celebra ancora oggi il giorno dell’Ascensione. Fu celebrata la prima volta a Cervia dal 1445 per volere del Vescovo di Venezia Pietro Barbo, poi Papa Paolo II. La cerimonia, con il dono dell’anello vescovile al mare, rappresenta un patto di alleanza con il mare che richiama il rito veneziano della Festa della Sensa.

     

    Cod. CS-AS-008 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè

    Libero Daissè in spiaggia a Cervia.

    Cod. CS-AS-009 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè

    Libero Daissè, in abito da cerimonia, all’età di 8-9 anni, nato a Cervia il 10 maggio 1922. La fotografia risale al 1930-31.

    Cod. CS-AS-010 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè in bicicletta

    Libero Daissè in bicicletta in piazza Garibaldi a Cervia, la piazza del Duomo, con dietro la fontana.

    Cod. CS-AS-011 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Il giorno delle nozze (1945)

    Libero Daissè e Adele Strada nel giardino dopo essersi sposati con rito religioso a Cervia il 29 luglio 1945.

    Cod. CS-AS-012 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Il giorno delle nozze (1945)

    Libero Daissè e Adele Strada nel giardino dopo essersi sposati con rito religioso a Cervia il 29 luglio 1945.

    Cod. CS-AS-013 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Il giorno delle nozze (1945)

    Libero Daissè e Adele Strada nel giardino dopo essersi sposati con rito religioso a Cervia il 29 luglio 1945.

    Cod. CS-AS-014 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Il giorno delle nozze (1945)

    Al centro Libero Daissè e Adele Strada con, alla sua destra, i nonni, Antonio e Elena. A sinistra  Fernanda, la zia di Libero e la  sorella di Corina,  mamma di Libero Daissè. Fernanda aveva una figlia di nome Liliana, impiegata nella Direzione delle Saline.

    Cod. CS-AS-016 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè in Piazza Garibaldi

    Libero Daissè in piedi in piazza Garibaldi a Cervia con dietro la fontana.

    Cod. CS-AS-018 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    In spiaggia

    Libero Daissè in spiaggia a Cervia.

    Cod.  CS-AS-019 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè e Adele Strada

    Libero Daissè e Adele Strada nella nuova casa all’incrocio fra Via Capua e Viale Palermo, costruita nei primi anni ’60.

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa una io non l’ho mai voluta la casa dei salinari quando “quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo perché io non mi trovavo stare in quelle case, nonostante che io sia nata in una casa quasi stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina, però io in quelle lì io non ci volevo stare perchè sai tutte avevano da dire tutte litigavano sempre non era, erano case uniche, unica da una parte unica dall’altra, perché quella di sopra quella di sotto questa di qua quella di là sgridavano sempre o perché uno lasciava le cose in giro quell’altro … in ogni modo così e io dicevo ‘nella casa dei salinari non ci voglio andare’. 

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto comunque a noi andava bene solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa lui non era tanto d’accordo dopo cominciamo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-021 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Le giovani frequentatrici della sartoria di Maria Lucchi

    Gruppo di giovani che frequentavano la sartoria di Maria Lucchi soprannominata Maria ad Roc. Adele Strada ha indicato la presenza nella foto di Guerrini Maria, Maria Poletti oltre a Maria Lucchi. La sua sartoria era specializzata in capi da uomo. Frequentando questa sartoria Adele Strada che incontrò Libero Daissè, il quale si era rivolto alla sartoria per la fattura di un cappotto.

    A Cervia soprattutto dopo la seconda guerra erano presenti molte sarte e magliaie. Fra le sarte ricordiamo: Pia che è riconosciuta come la più antica del mestiere e abitava in via XX Settembre, ovvero nel borgo dei salinari, Wanda Corsini la cui sartoria era frequentata da una ventina di ragazze, le due sorelle Beltrami in Viale Roma e la stessa Maria Pia Alessi che fu una sarta molto apprezzata con una clientela proveniente da fuori Cervia e conosciuta  per i suoi abiti da cerimonia. Le sartorie  erano  molto frequentate perché il lavoro da sarta era l’unico accettato dalle famiglie per le donne. Fra le magliaie c’erano anche  le sorelle Maroncelli in via XX Settembre.

    Cod. CS-AS-022 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè a caccia con Druidi Alfredo, un guardiano delle saline, a Manfredonia

    Libero Daissè (il primo a sinistra) a Manfredonia, provincia di Foggia, dove si recava d’inverno per l’attività di caccia. Tale zona, che fa parte del Parco del Gargano, è ricca di aree naturali. Sono presenti infatti  l’Oasi Lago Salso e l’Oasi Laguna del Re, che per ricchezza e specie di fauna e flora sono molto simili all’ambiente della salina. Libero Daissè imbraccia uno dei due fucili che furono realizzati dall’armaiolo di Cervia, Pirini,  utilizzando l’acciaio di un aereo che in tempo di guerra cadde in salina. C’erano solo due persone a Cervia  che possedevano questo fucile costruito sul modello  Browning, nota marca di fucili americani.

    MA: “Mi può raccontare, lei ha passato tanti anni in salina…”
    S.G.:”Eh!”
    MA: “negli anni in cui.. è successo qualcosa in particolare, un anno che ha fatto più sale del solito….?”
    S.G.: “L’ho detto prima, quello che ha fatto più sale del solito è quando è morto mio padre, perché avevamo avuto una salina per due, invece l’ho fatta da solo […]  proprio qui alla Bova, ho fatto un sacco di sale, anzi m’han mandato un premio quella volta lì, ed un’altra volta che ero in salina […] agli inizi, dopo la guerra, era  caduto un aereo e allora c’era il motore ancora dentro alle saline. Insomma, hanno mandato tutti gli operai per levare questo motore, erano in maggioranza salinai per la verità che l’han levato, capito? Un apparecchio inglese eh, era, io mi ricordo come adesso…guardavo”. (Silvano Giunchi)

    Cod. CS-AS-023 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Non riconosciuta

    Cod. CS-AS-024 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Adele Strada e nonna Elena

    Adele Strada e la nonna nel cortile della nuova casa. Nella foto si intravede un bambino, probabilmente il figlio più grande, Giancarlo Daissè.

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa […] [ma] io non l’ho mai voluta la casa dei salinari. “Quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo, perché io non mi trovavo a stare in quelle case, nonostante io sia nata in una casa [che era] quasi [come una] stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina. Però io in quelle lì [nelle case dei salinari] non ci volevo stare perché, sai, tutte avevano da dire, tutte litigavano sempre. […] e io dicevo “nella casa dei salinari non ci voglio andare”.

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto.  Comunque a noi andava bene, solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa  e lui non era tanto d’accordo. Cominciammo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-025 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    La casa di Adele Strada

    La nuova casa di Adele Strada e Libero Daissè in Via Palermo a Cervia, costruita nei primi anni ’60.

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa […] [ma] io non l’ho mai voluta la casa dei salinari. “Quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo, perché io non mi trovavo a stare in quelle case, nonostante io sia nata in una casa [che era] quasi [come una] stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina. Però io in quelle lì [nelle case dei salinari] non ci volevo stare perché, sai, tutte avevano da dire, tutte litigavano sempre. […] e io dicevo “nella casa dei salinari non ci voglio andare”.

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto.  Comunque a noi andava bene, solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa  e lui non era tanto d’accordo. Cominciammo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-026 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Adele Strada, la nonna e il figlio

    Adele Strada, nonna Elena e il figlio di Adele Strada, Fabio Daissè nel cortile della nuova casa, costruita nei primi anni ‘60.

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa […] [ma] io non l’ho mai voluta la casa dei salinari. “Quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo, perché io non mi trovavo a stare in quelle case, nonostante io sia nata in una casa [che era] quasi [come una] stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina. Però io in quelle lì [nelle case dei salinari] non ci volevo stare perché, sai, tutte avevano da dire, tutte litigavano sempre. […] e io dicevo “nella casa dei salinari non ci voglio andare”.

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto.  Comunque a noi andava bene, solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa  e lui non era tanto d’accordo. Cominciammo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-027 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    La casa di Adele Strada

    La nuova  casa di Adele Strada e Libero Daissè a Cervia all’incrocio fra via Capua e Vale Palermo, costruita nei primi anni ’60. 

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa […] [ma] io non l’ho mai voluta la casa dei salinari. “Quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo, perché io non mi trovavo a stare in quelle case, nonostante io sia nata in una casa [che era] quasi [come una] stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina. Però io in quelle lì [nelle case dei salinari] non ci volevo stare perché, sai, tutte avevano da dire, tutte litigavano sempre. […] e io dicevo “nella casa dei salinari non ci voglio andare”.

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto.  Comunque a noi andava bene, solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa  e lui non era tanto d’accordo. Cominciammo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-028 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Non riconosciuta

    Cod. CS-AS-029 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    La casa di Adele Strada

    La nuova  casa di Adele Strada e Libero Daissè a Cervia all’incrocio fra via Capua e Vale Palermo, costruita nei primi anni ’60. 

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa […] [ma] io non l’ho mai voluta la casa dei salinari. “Quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo, perché io non mi trovavo a stare in quelle case, nonostante io sia nata in una casa [che era] quasi [come una] stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina. Però io in quelle lì [nelle case dei salinari] non ci volevo stare perché, sai, tutte avevano da dire, tutte litigavano sempre. […] e io dicevo “nella casa dei salinari non ci voglio andare”.

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto.  Comunque a noi andava bene, solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa  e lui non era tanto d’accordo. Cominciammo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-030 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    La casa di Adele Strada

    La nuova  casa di Adele Strada e Libero Daissè a Cervia all’incrocio fra via Capua e Vale Palermo, costruita nei primi anni ’60

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa […] [ma] io non l’ho mai voluta la casa dei salinari. “Quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo, perché io non mi trovavo a stare in quelle case, nonostante io sia nata in una casa [che era] quasi [come una] stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina. Però io in quelle lì [nelle case dei salinari] non ci volevo stare perché, sai, tutte avevano da dire, tutte litigavano sempre. […] e io dicevo “nella casa dei salinari non ci voglio andare”.

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto.  Comunque a noi andava bene, solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa  e lui non era tanto d’accordo. Cominciammo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-031 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    La casa di Adele Strada

    La nuova  casa di Adele Strada e Libero Daissè a Cervia all’incrocio fra via Capua e Vale Palermo, costruita nei primi anni ’60. 

    E poi salinari avevano anche il diritto di avere la casa […] [ma] io non l’ho mai voluta la casa dei salinari. “Quando avrò una casa dovrà essere la mia” dicevo, perché io non mi trovavo a stare in quelle case, nonostante io sia nata in una casa [che era] quasi [come una] stalla perché da una parte avevamo le mucche e da una parte avevamo la cucina. Però io in quelle lì [nelle case dei salinari] non ci volevo stare perché, sai, tutte avevano da dire, tutte litigavano sempre. […] e io dicevo “nella casa dei salinari non ci voglio andare”.

    “…poi avevamo anche la salina piccola e quindi non è che prendesse molto.  Comunque a noi andava bene, solo che io mi sono messa in testa di farmi una casa  e lui non era tanto d’accordo. Cominciammo un po’ ad avere delle questioni…” (Adele Strada)

    Cod. CS-AS-032 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè con il cappotto e la pipa

    Libero Daissè indossa il cappotto cucito nella sartoria dove Adele Strada andava a imparare il mestiere da sarta per uomo, la sartoria di Maria Lucchi soprannominata Maria ad Roc.

    In quella sartoria Adele e Libero si incontrarono nuovamente dopo essersi conosciuti da ragazzini avendo frequentato la stessa scuola. 

     

    Cod. CS-AS-033 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Libero Daissè

    Libero Daissè in primo piano.

    Cod. CS-AS-034 / Foto gentilmente concessa da Adele Strada

    Silvano Giunchi

    Silvano Giunchi frequenta la scuola elementare. Classe d’età 1923.

    Cod. CS-GS-0001 / Foto gentilmente concessa da Silvano Giunchi

    Gita del CRAL dei salinari

    Non si è potuto ricostruire il luogo della gita. 

    Cod.CS-GS-0002 / Foto gentilmente concessa da Silvano Giunchi 

    La squadra di calcio del CRAL delle saline

    MA: “Allora Silvano guardiamo quella lì della fotografia del calcio”.

    Ah questa qui  aspetta un po’ che prendo questa lente  perché non vedo niente. Purtroppo questi son morti tutti eh, non ce n’è nessuno,  son rimasto solo io  e sono ancora qui.  […] Guarda io sono questo qui […]. Questo! l’hai vista?  Adesso guardiamo: dunque, ci sono io, poi c’è Pasqualino, Mengoni, Modenesi, Vidmer, Mariulin. Oddio! Malo, Bilancioni, Rizziero e Boesio e questo è coso …è quello della Bova. Ah non mi ricordo, non mi ricordo più, ah come si chiama questo qui? L’amico di tuo babbo che c’ha il negozio lì vicino al canale, come si chiama? Scaioli, questo qui è Scaioli” (Silvano Giunchi).

    “Facevamo le gare, [la squadra] si è formata negli anni dopo la guerra, non ero neanche sposato forse…  Non lo so, non mi ricordo, ma credo non fossi sposato… […] Io portavo la bandiera dei salinai. Io a quel tempo cantavo in tutte le orchestre, quindi erano tutti miei amici. A parte che questi erano salinai […] non tutti ma parecchi…[…] parecchi [invece] non lo erano, però giocavano nella squadra delle saline! Erano amici, ecco!”.  (Silvano Giunchi)

    Cod.CS-GS-0003 / Foto gentilmente concessa da Silvano Giunchi 

    Mussolini a Cervia

    Mussolini venne a Cervia nel 1938 per inaugurare il Kursaal Lido, noto locale da ballo e luogo d’ attrazione per diversi eventi. Nell’occasione i cervesi gli chiesero un campo sportivo nuovo poiché a quei tempi per si giocava dove ci sono i campi da tennis nel lungomare. Venne costruito il nuovo campo sportivo dov’è tuttora, al limite della Pineta di fronte al centro di Milano Marittima. Il velodromo per le biciclette oggi non esiste più.

    Cod.CS-GS-0006 / Foto gentilmente concessa da Silvano Giunchi 

    La gita a Tramezzo (1952)

    Silvano Giunchi col CRAL in gita a Tramezzo.

    “Qui eravamo a Tramezzo […], tutti gli ex salinari, anche tutti i vecchi. […] Un centinaio eravamo.[…] Io ero fra i più giovani. Ci sono non solamente i salinari ma anche le mogli e anche gli impiegati, ma ne mancano parecchi perché rimasti fuori [dalla foto].” (Silvano Giunchi)

    Tutti i nomi dei partecipanti alla gita a Tramezzo sono conservati al Museo del Sale. Un’altra gita del CRAL dei salinari a Barcellona fu fatta nel 1957, anche in questo caso l’elenco dei nomi dei partecipanti è conservato al Museo del sale.

    Cod. CS-GS-0004 / Foto gentilmente concessa da Silvano Giunchi

    Festa fra amici: fra salinari, carabinieri e figlie/i

    Moglie e figli Luciana e Daniele di Paciarini Nino salinaro, Puntiroli Erminio salinaro, Ridolfi Africo detto Lallo salinaro, Stefanini Astorre carabiniere e Lucchi E.

    Cod.CS-GS-0005 / Foto gentilmente concessa da Silvano Giunchi 

    Mario Fucci

    In foto Mario Fucci in montagna.

    Cod. CS-MF-01 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Il salinaro

    Claudio, nonno di Mario Fucci, salinaro, nato a Cervia il 28/10/ 1885.

    “Il primo contatto con la salina l’ho avuto negli anni 1942-1943, all’età di 4-6 anni, con quella del nonno Claudio, soprannominato ‘Fiscion‘, perché, oltre ad essere un bravo cacciatore, aveva anche la capacità di imitare i richiami degli uccelli di valle col solo fischio, senza l’aiuto di altri mezzi. Il nonno era in quel periodo l’unico titolare di una salina. Il babbo l’avrebbe avuta soltanto dopo la guerra, negli anni 44-45”. (Mario Fucci)

    Cod. CS-MF-02 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Mamma di Mario Fucci

    Vannucci Lucia nata a Cervia il 25/02/1916.

    “In primavera accompagnavo mia mamma in salina a raccogliere i lischi e le erbe da cucinare. I lischi, allora, li mangiavo molto volentieri, mentre oggi, per la loro salinità, forse non riuscirei più ad apprezzarli. Attualmente ne è proibita la raccolta.” (Mario Fucci)

    Cod. CS-MF-03 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Porta Ravenna, Cervia

    “Quando i tedeschi, dopo averla minata, abbatterono la Porta Ravenna, io e la mia sorellina seguimmo il babbo per andare a vederne le macerie. Quando il babbo si accorse che dei soldati tedeschi effettuavano un rastrellamento, ci urlò, mentre stava scappando, di rientrare in casa. Per paura io fuggii via, lasciando la mia sorella sola, che si mise a piangere. Il babbo fu allora costretto a tornare indietro e i tedeschi lo catturarono immediatamente. In serata, con grande sollievo di tutti, rientrò a casa”. (Mario Fucci)

    Cod. CS-MF-04 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    La reposizione del sale

    Reposizione del sale al magazzino.

    “In autunno, con la rimessa, mi piaceva salire sulla burchiella e accompagnare il babbo a caricare sale in salina e scaricarlo nel ‘magazzeno‘ a Cervia”. (Mario Fucci)

    Cod.CS-MF-05 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Il babbo di Mario Fucci

    Il babbo di Mario Fucci, Carlo,  nato a Cervia il 28/04/1908.

    “Dopo la guerra, negli anni 45-46, anche il babbo ebbe finalmente la sua salina. Gli fu assegnata la ‘Camillona’, che tenne sino a quando, per problemi di salute, non si trasferì nel laboratorio di falegnameria delle Saline. In casa si poté finalmente far affidamento su una paga, la ‘paghetta’, sicura. Era sicura però soltanto nei mesi che andavano da marzo a settembre-ottobre. Non era comunque sufficiente per la famiglia che ormai era cresciuta e aveva maggiori esigenze“. (Mario Fucci)

    Cod. CS-MF-06 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Gli straordinari come barbiere

    Il padre di Mario Fucci che lavora come barbiere durante il periodo invernale. 

    “Durante il periodo invernale, in mancanza della ‘paghetta‘, il babbo aiutava un macellaio e un amico barbiere. Andava anche a fare barba e capelli presso i contadini”. (Mario Fucci)

    Cod. CS-MF-07 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    I Cavador

    I Cavador erano figure che venivano assunte dal salinaro per raccogliere il sale.

    “Il sale, per evitare la calura del giorno, si raccoglieva normalmente all’alba, verso le 4,30-5,00. I “cavador” dovevano essere sempre a disposizione, sia di giorno che di notte. Questo perché quando si prevedeva l’arrivo di un temporale, veniva fatta suonare la sirena della Direzione e tutti, chi a piedi, chi in bicicletta, dovevano recarsi nella propria salina per raccogliere tutto il sale, anche quello non ancora completamente maturo”. (Mario Fucci)

    Cod.CS-MF-08 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Mario Fucci e la sorella

    Mario Fucci e sua sorella Maria Mansueta nata a Cervia il 05/07/1940.

    “Mia sorella Maria Mansueta all’età di 12-13 anni divenne pure lei cavadora del babbo. Mia mamma e mia sorella furono cavadore sino a quando non si ammalarono: la mamma di tubercolosi e mia sorella di pleurite. Il lavoro della raccolta era sicuramente faticoso per tutti, ancor di più per una ragazzina. Il babbo non mi ha mai chiesto di fare questo lavoro e per questo mi sono sempre sentito purtroppo in colpa”. (Mario Fucci)

    Cod. CS-MF-09 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Non riconosciuta

    Cod. CS-MF-10 / Foto gentilmente concessa da Mario Fucci

    Maria Pia Alessi sul cumulo di sale (1953 ca.)

    Maria Pia Alessi in piedi sul cumulo di sale del babbo. 

    “La foto è stata scattata da Giunchi Augusto che aveva il Bagno al Mare, il Bagno Giunchi. Era il fratello della mamma Rina. Il ricordo delle saline è sempre presente anche perché ero giovane, avevo 18 anni. Avevo licenziato la cavatrice all’insaputa del babbo e mi sono presentata, e mio babbo mi ha corso dietro per la salina sgridandomi e dicendomi di andare a casa. Lui pensava che avrebbe dovuto lavorare di più e invece è stato contento perché io ce l’ho fatta e abbiamo fatto una buona raccolta. Ero contenta perché era il mio carattere, non avevo niente ma ero sempre contenta; e nella foto ero molto contenta perché la raccolta era andata bene, il sale era bianco e lavato”. (Maria Pia Alessi)

    Cod. CS-MPA-0001 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Maria Pia Alessi sulla vespa (1955 ca.)

    Maria Pia Alessi in salina seduta sulla vespa dello zio Augusto Giunchi, fratello della mamma.

    “La foto è stata scattata da Giunchi Augusto, il fratello della mamma Rina. Era primavera e si andava verso la stagione estiva, ci sono le margherite nei rivelli della salina. La vespa andava di moda, allora si girava in vespa, lo zio era venuto in salina con la moglie. Ero molto affezionata allo zio. Mia mamma l’aveva allevato, era uno dei 9 figli della nonna Giovannina Collina”. (Maria Pia Alessi)

     

    Cod. CS-MPA-003 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Maria Pia Alessi sul rivello (1955 ca.)

    Maria Pia Alessi in piedi nel rivello della salina (1953 circa)

    “La foto l’ha scattata lo zio Augusto Giunchi. Ero sull’argine della salina in primavera, con la vegetazione piena di margherite alte 40 cm, ma più piccole perché erano selvatiche. Formavano dei cespugli alti” (Maria Pia Alessi).

    Si intravedono in basso alcune tavole di legno che venivano posizionate con la funzione di passerella. Si vede una costruzione, probabilmente un capanno, e poi i resti di un altro capanno di stuoia della stagione precedente.

    Cod. CS-MPA-0004 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Vincenzo e Rina in salina (1953 ca.)

    Vincenzo Alessi e Rina Giunchi in salina vicino al cumulo del sale.

    “La mamma Rina, non andava quasi mai in salina perché cagionevole di salute. Quel giorno andammo tutta la famiglia in salina a piedi, eravamo alla fine della stagione con il cumulo di sale fatto. La mamma era contenta perché andava molto d’accordo con il babbo e io facevo di tutto per accontentarla. La mamma era molto innamorata quando si era sposata, ma quando [il babbo] tornò dalla guerra, era cambiato di carattere, era diventato molto serio e severo, non voleva che noi bambini parlassimo a tavola, ci rimproverava spesso. Nonostante ciò [la loro] è stata un’unione che ha funzionato, ma quei 12 [anni] sono sempre mancati!”. (Maria Pia Alessi)

    Foto scattata da Giunchi Augusto.

    Cod. CS-MPA-005 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Vincenzo Alessi in salina (1950 ca.)

    Vincenzo Alessi che cammina sul rivello della salina con le ciabatte in una mano e i pantaloni nell’altra. La foto rappresenta il momento in cui la Direzione gli ha affidato la salina.

    “È primavera, il 1° aprile, anno 1950 circa, giorno in cui avveniva l’affidamento. La foto l’ha scattata Giunchi Augusto. Mio babbo era contento”. (Maria Pia Alessi)

    Maria Pia ripete che erano di razza salinara da parte di padre e di madre fino alla generazione dei nonni, che erano falegnami.

    Cod. CS-MPA-006 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Vincenzo Alessi in salina (1953 ca.)

    Vincenzo Alessi in piedi con la pala sul gradino del cumulo del sale fatto in giornata.

    “Mio babbo babbo prendeva sempre le saline lontano vicino al casello di Sant’Andrea, le ultime, dove c’è il confine, e io mi lamentavo sempre perché dovevo fare dei chilometri con una bicicletta malconcia, e tutti gli anni gli chiedevo: dove le hai prese [le saline], babbo?”.

    È difficile individuare l’anno, mi dice Maria Pia, perché tutti gli anni erano uguali. “Mio babbo un anno ha preso il premio del sale più bello, pulito, lui era contento; per me era importante portare a casa i soldi perché ce ne erano pochi. Mio babbo mi diceva sempre che dovevo lavare il sale perché voleva il sale bianco e lavato e guai se c’era un pezzettino di fango! Mio babbo pur contrario all’inizio, alla fine della campagna mi elogiava: “Brava! Come mia figlia non c’è nessuno!”.


    Foto scattata da Giunchi Augusto.

    Cod. CS-MPA-007 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Vincenzo Alessi in piedi vicino al cumulo del sale con la pala (1953 ca.)

    Vincenzo Alessi con il gavaro di fianco alla tomba del sale dove veniva risposto il cumulo. Maria Pia dice che è possibile che Vincenzo avesse fatto un piccolo scasso o fessura affinché scolasse l’acqua del sale. La foto l’ha scattata Giunchi Augusto.

    Cod. CS-MPA-008 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Maria Pia Alessi sul rivello in costume da bagno (1953 ca.)

    Maria Pia Alessi in piedi sul rivello della salina del babbo in costume da bagno.

    “Mi chiamavano l’usignolo perché io cantavo sempre, cavavo il sale e cantavo. Il costume da bagno me l’avevano dato come regalo la famiglia Mariani di Roma che d’estate veniva dai nonni. Non avevo mai avuto un costume ed è stato l’ultimo. I sandali erano di plastica ed erano di colore verde ed erano i miei, e mi cambiavo con quei sandali. In salina mi vestivo con i pantaloncini corti e una maglietta e [rimanevo] scalza. Avevo una catena con il medaglione d’oro che mi aveva regalato la mamma ai 18 anni, l’8 febbraio del 1953; era la festa della Repubblica che fecero al cinema Astra che era a metà viale Roma prima del viale Volturno vicino a dove c’è l’Avviamento”. (Maria Pia Alessi)

    Cod. CS-MPA-009 / Foto gentilmente concessa da Maria Pia Alessi

    Alvaro Dallamora (1950 ca.)

    Il padre di Sergio Dalla Mora siede appoggiato al capanno di legno.

    “L’ho fotografato perché era seduto, e lui non si sedeva mai. Che emozione a vedere il mio babbo!” (Sergio Dallamora)

    Cod.  CS-SD-0021 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Capanno in legno (1950)

    Capanno in legno dove il salinaro riposava nelle ore più calde .

    “Il capanno – e ‘capan’ – era in legno; la capanna invece era fatta di stuoie di tifa tenute insieme da un’ intelaiatura di bastoni di tamerici”. (Sergio Dallamora)

    La foto mi ricorda il periodo della guerra durante la quale io e mio padre e mia  madre madre abbiamo vissuto in salina. Anche in tempo di guerra quando la gente sfollava, perché essendo in città erano più facili i rastrellamenti […]abbiamo dormito in salina, per me era un’emozione grandissima. Specialmente quando sono qui a letto che tira vento e sento piovere mi sembra di tornare indietro quando dormivo in salina nel capanno. Un capannino piccolo, per metà c’era un’asse dove c’era un materasso dove mio padre si riposava quando tutto era a posto. Mia mamma e mio babbo dormivano diciamo così, nel pian terreno, però c’era un piano di legno e io dormivo sopra quest’asse e l’abbiamo fatto per un po’ di tempo. Poi dopo mio padre ha detto: ‘tanto se deve succedere succederà, ce ne andiamo a casa e ce ne stiamo a casa’. Non è successo niente, io sono ancora qua, loro purtroppo non ci sono più ma io sono ancora qua”. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-001 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Diana Dallamora (1950)

    Diana, la sorella di Sergio Dallamora, alla fine dell’estate 1950.

    La bambina era stata portata in salina dalla mamma, nella foto si vedono due ombre una della madre e l’altra del padre. Siamo a fine stagione di raccolta con un grande cumulo di sale coperto con stuoie.

    Cod.  CS-SD-002 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Il carriolo del sale (1933)

    Alvaro Dallamora e la cavatrice con il carriolo del sale.

    “La cavatrice dimostra una certa contentezza, dietro c’è una riva coperta di Salicornia e di altre erbe”. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-002 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Il gemine (1950 ca.)

    Il gemine, un canalino, fra le due verghe (cumuli di argilla), e fra due bacini salanti per lo scarico delle acque in mare.

    Sergio Dallamora non ricorda nulla della foto, riconosce un treppiedi dove c’era un attrezzo chiamato gottazzo che serviva per buttare l’acqua nella prima vasca di evaporazione, detta moraro.

    Cod. CS-SD-005 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Guerrini Maria con Sergio Dallamora (1941)

    Guerrini Maria con Sergio Dallamora seduti sul rivale dietro a un cumulo di sale di due stuoie.

     “La mamma aveva 28 anni, era estate inoltrata”. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-011/ Foto gentilmente concessa da Sergio Dalla Mora

    La crosta del sale, Sergio Dallamora (1950 ca.)

    Alvaro Dallamora rompe la crosta del sale e muove il sale perché non si compatti.

    “Alvaro con in mano il gavaro compie il lavoro di rottura della crosta e di muovere il sale, un lavoro che deve essere fatto tutti i giorni in tutti i bacini salanti e portava via giornalmente circa tre ore; veniva fatto alle nove circa, dopo aver fatto la raccolta del sale che avveniva sulle cinque, poi facevano il giro della acque, ossia si metteva l’acqua in tutti i bacini, poi si rompeva la crosta e si smuoveva”. (Sergio Dalla Mora)

    Cod.  CS-SD-013 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    La famiglia salinara (1941)

    “La mamma non è vestita da salinara ma ha fatto la cavatrice per quattro cinque anni fra la nascita di Sergio e di Diana. Fra i due intercorrono undici anni”. (Sergio Dallamora).

    Cod.  CS-SD-015 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Cumuli di sale, Sergio Dallamora (1950 ca.)

    Diana Dallamora, sorella di Sergio, in piedi sul cumulo del sale.

    “Siamo alla fine dell’estate perché il mucchio grande era già stato coperto. Dietro l’immagine c’è il capanno del babbo e dietro ancora la Centrale dei finanzieri, oggi Hotel Ficocle”. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-0019 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    La burchiella (1950 ca.)

    Alvaro Dallamora dentro la ‘burchiella’ vuota, la sta portando in salina con l’aiuto di altri che tirano la fune per riempirla di sale.

    “Siamo alla fine della stagione, circa nel mese di ottobre, io avevo 13-14 anni, alle spalle il ponte dove c’è la chiesa di sant’Antonio, ponte molto frequentato perché dalla parte sinistra portava in piazza e a destra portava al cimitero”. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-0020  / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Alvaro Dallamora in bicicletta (1950 ca.)

    Alvaro Dalla Mora, babbo di Sergio, appoggiato al capanno sulla bicicletta pronto ad andare a casa.

    “La bicicletta [era] senza freni, ma con la funzione di frenata incorporata nei pedali che venivano mossi all’indietro. Era verso mezzogiorno, […] mi caricava sul manubrio e mi portava a casa. Avevo una macchina fotografica, la Comit”. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-0022 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    Alvaro Dallamora e la famiglia (1950)

    Alvaro Dallamora, la moglie Guerrini Maria, la figlia Diana e Giacomo Maraspini, davanti al cumulo di sale. 

    “Siamo a fine stagione, il cumulo di sale è alto oltre due stuoie, sono nella salina Barcone Montanari. Maraspini Giacomo era il vicino di casa della famiglia Dalla Mora in via Borgo Saffi, dove hanno abitato dai primi dell’anno 1938 fino all’anno 1991, anno in cui la mamma è morta e il padre era ‘premorto’. La casa era divenuta nel frattempo di nostra proprietà. Quell’anno fu fatta una buona raccolta di sale perché il mucchio era molto alto“. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-0023 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dallamora

    "Dare la crosta" al sale (1933)

    Alvaro Dallamora e la cavatrice “danno la crosta” al sale, cioè smuovono il sale perché non si compatti.

    “Il papà aveva da poco iniziato a fare il salinaro, forse nello stesso anno del 1933, anno in cui gli hanno affidato le saline. C’è un treppiedi con un gottazzo che serviva per buttare l’acqua piovana o nel moraro, la prima vasca di evaporazione, oppure nella volta per buttarla a mare. Il papà si è inserito bene perché la famiglia era di tradizione salinara e aveva 33 anni quando ha avuto la sua prima salina. La salina che ha avuto il babbo, il Barcone Montanari, [si trovava] quasi vicino a Cervia vecchia”. (Sergio Dallamora)

    Cod. CS-SD-057 / Foto gentilmente concessa da Sergio Dalla Mora

    Ringraziamenti

    Si ringraziano tutte le persone che hanno scelto di condividere le loro fotografie con il progetto. 

    Le fotografie sono state raccolte da Maria Antonietta Alessandri.

    Didascalie e titoli sono a cura di Maria Antonietta Alessandri 

    Le immagini della galleria sono state raccolte da Maria Antonietta Alessandri, la quale ha anche redatto titoli e didascalie 

  • Ringraziamo tutte le persone che hanno scelto di condividere le loro fotografie con il progetto. 

    Le fotografie sono state raccolte da Maria Antonietta Alessandri.

    Didascalie e titoli sono a cura di Maria Antonietta Alessandri