L’infanzia in salina: giochi, scoperte, avventure

Sergio Dallamora

Questi bambini in salina praticamente che dormivano nel capanno quando si svegliavano a volte cadevano nell’acqua ma non era pericoloso, ma il gioco di questi bambini era quello di far le barchette di carta e in quei rigagnoli dove correva l’acqua facevi andare; oppure prendevi quei pesciolini che sono chiamati i non, i nonni, un po’ da delinquenti, prendevi questo pesciolino gli mettevi un filo d’erba in bocca e lo lasciavi, 3 o 4 giri, e poi dopo che era aperta e annegava. Era un po’ da criminali ma allora si poteva anche fare, adesso ti mettono in galera subito.


Fabio Daissè

Adesso i giovani sono attirati anche da altre cose ma all’epoca, anche proprio per una mancanza di panorami alternativi, per un giovane non so… la natura, la caccia, la pesca erano importanti. […] Si girava lungo i canali assieme ai figli degli altri salinai con le barchine a fondo piatto che ogni salinaio più o meno aveva, si osservava la natura in genere.


Mario Fucci

Mi piaceva fare il bagno nelle saline, in alcune vasche, nel canale. Non sapevo nuotare però rimanevo sempre a galla, rincorrevo anche volentieri i rondoni di mare nei bacini; questi uccelli che avevano delle gambe molto lunghe, sproporzionate rispetto alla loro corporatura, li rincorrevo, mi divertivo perché avevo sempre la sensazione, la vana sensazione di poterli prendere. In realtà poi quando mi avvicinavo che cercavo di prenderli volavano via. Solamente che questi, questo rincorrere di questi rondoni era divertimento per me ma era la disperazione del nonno perchè con le pedate rovinavo il fondo, il fondale del bacino, di queste vasche, di questi bacini che dovevano essere sempre piatti, uniformi.


Sergio Dallamora

C’erano degli uccelli che erano molto veloci a correre e io cercavo sempre di prenderli, gli uccioni li chiamavano, e mio padre diceva “bisogna buttarci un pò di sale sulla coda” e io prendevo un pugno di sale e poi correvo dietro a questo uccello, buttavo il sale per modo di dire… Solo che la delusione era che quando ero vicino volava via e io rimanevo a bocca aperta.


Mario Fucci

In autunno chiedevo sempre al babbo di accompagnarlo nella rimessa del sale, perchè mi piaceva stare dentro la burchiella, lo accompagnavo a caricare il sale nella salina, poi naturalmente quando tornava indietro rimanevo anche nel magazzino del sale quando la burchiella veniva scaricata. Ricordo che nel bacino, nel bacino dove c’erano le burchielle in attesa o chi veniva in un primo momento scaricato oppure in attesa di essere scaricato, c’era un vociare continuo, un vociare che era diciamo così… aumentato ancora di più il rumore dai macchinari che asportavano il sale dalle burchielle.


Fabio Daissè

Gli uomini a spalla trainavano, di qua e di là dal canale, trainavano la burchiella e naturalmente i passaggi difficili erano i ponti, perché bisognava che la burchiella fosse in asso per non andare a sbattere da nessuna parte e il salinaio, padrone diciamo di quel carico di sale, a bordo con un amico, un vicino di salina che cercavano con dei bastoni di mantenere la barca in asse. Era stata la mia prima forse navigazione, senz’altro. In quell’occasione lì ai ragazzi, o almeno a noi e a altri figli di salinai, veniva concesso di stare a casa da scuola perché era un’avventura assolutamente; se avevi fatto il bravo, se non avevi fatto i capricci, se… come premio quella mattina lì potevi stare a casa e farti la navigazione dalle saline fino al magazzino del sale.


Sergio Dallamora

Dicevo “babbo dai fammi provare a remare!”, “ma dai, va là”, e mi dava il remo in mano. Alla Bova dove c’era il Ponte delle Botti diceva “stai attento! Infilalo bene!” Infilalo bene, io credo che il ponte stia ancora tremando, mi sono cacciato nel ponte, non ho infilato il buco delle botti e credo stia ancora tremando… mio zio ha fatto l’inferno, perchè praticamente il sale veniva considerato non a peso ma a burchiella, e allora lo tenevano superficiale, volante diciamo così e con questo urto che ho fatto come minimo è calato d’un palmo e quindi gliel’hanno diminuito. E queste sono le cose della saline che mi ricordo, queste foto che le conservo e me le tengo proprio dalla rosa al naso si dice.

(I brani sono estratti  da interviste condotte da Maria Antonietta Alessandri)