Lucca Comics & Games: il rito della cultura pop

Un viaggio antropologico tra identità, performance e comunità

A cura di Fabio Malfatti
Centro Ricerche EtnoAntropologiche aps – CREAaps

Introduzione: il festival come rito contemporaneo

Lucca Comics & Games non è solo una fiera del fumetto o un evento culturale. Per chi lo vive, è molto di più: è un rito. Come antropologi culturali, possiamo guardare al festival come a una forma contemporanea di ritualità collettiva. Uno spazio-tempo straordinario dove le regole del quotidiano si sospendono, i costumi diventano linguaggio e la città si trasforma in un grande palcoscenico mitico.

Da un punto di vista antropologico, uno degli elementi più interessanti di manifestazioni come Lucca Comics & Games (LCG) è che non si tratta semplicemente di una “fiera” o “festival”: diviene un rito collettivo, uno spazio temporale alterato dove le norme ordinarie vengono sospese, le identità trasformate, e i partecipanti entrano in una sorta di “mondo liminale” (in senso van Gennep / Turner). In quell’intervallo (che dura alcuni giorni) la città diventa “terra di confine” fra reale e immaginario, fra quotidiano e fantastico.

Nel testo che segue proietto questa lente rituale su vari aspetti del festival: cronologia, performance, costume, spazi sacri/semi-sacri, comunità, sacralizzazione dell’evento, memoria e mutamento.

Riti contemporanei e cultura pop
Antropologi come Victor Turner e Arnold van Gennep ci hanno insegnato che i riti di passaggio prevedono tre fasi: separazione, liminalità, reintegrazione. Lucca Comics & Games ripropone queste tappe in chiave pop:

  • Separazione: i partecipanti si preparano per mesi, costruendo costumi, studiando personaggi, organizzando viaggi.
  • Liminalità: durante i giorni del festival, si entra in un mondo altro, dove il reale e il fantastico si fondono.
  • Reintegrazione: alla fine si torna alla vita ordinaria, portando con sé ricordi, oggetti cult, nuove relazioni.

Introduzione: il festival come rito contemporaneo

Da un punto di vista antropologico, uno degli elementi più interessanti di manifestazioni come Lucca Comics & Games (LCG) è che non si tratta semplicemente di una “fiera” o “festival”: diviene un rito collettivo, uno spazio temporale alterato dove le norme ordinarie vengono sospese, le identità trasformate, e i partecipanti entrano in una sorta di “mondo liminale” (in senso van Gennep / Turner). In quell’intervallo (che dura alcuni giorni) la città diventa “terra di confine” fra reale e immaginario, fra quotidiano e fantastico.

Nel testo che segue proietto questa lente rituale su vari aspetti del festival: cronologia, performance, costume, spazi sacri/semi-sacri, comunità, sacralizzazione dell’evento, memoria e mutamento.

Cenni su Lucca Comics & Games: storia e importanza

Per contestualizzare:

LCG si svolge a Lucca, Toscana, fra la fine di ottobre e i primi di novembre, ed è considerato il più grande festival europeo dedicato al fumetto, giochi, animazione, narrativa pop-fantasy, e il secondo al mondo dopo il Comiket di Tokyo.
Nasce dall’evoluzione del Salone Internazionale dei Comics (che negli anni ’60 aveva una dimensione più modesta) e si amplia progressivamente accogliendo elementi ludici, cosplay, giochi di ruolo, eventi performativi, spazi espositivi in tutta la città. 

Ogni edizione tende a un tema guida (“tema conduttore”) che orienta mostra,comunicazione, scenografie e narrazioni trasversali. Il festival ormai funziona anche come piattaforma permanente: durante tutto l’anno vengono offerti progetti, mostre, iniziative educational, eventi satellite (lucca “365+5 giorni”): non è un rito limitato al periodo ufficiale, ma un polimorfismo rituale diffuso.

Questo quadro istituzionale e culturale è il terreno su cui “germina” la ritualità che osserveremo.

Tempi rituali: calendario, ciclicità e “tempo sacro”

Il periodo e il liminare

Lucca Comics & Games si tiene sempre nello stesso periodo dell’anno: fine ottobre / inizio novembre, attorno a Ognissanti / Halloween.  Questa ricorrenza stagionale contribuisce a marcare il festival come “testo rituale”, cioè come evento con periodicità che scandisce il tempo sociale dei partecipanti. Ogni anno i fan “aspettano” quel momento. In termini turneriani, è un “tempo fuori dal tempo ordinario”.

Paradossalmente, l’edizione funge anche da rito iniziatico: chi partecipa “entra” in uno spazio della potenza immaginativa, come in un portale: lascia la vita quotidiana e si immerge nella dimensione simbolica del fandom.

Il countdown e i preparativi

I rituali cominciano già prima della manifestazione vera e propria:

  • Annunci e teaser: la comunicazione dell’evento (programmi, ospiti, tema) genera attesa e costruisce la mitologia dell’edizione.
  • Cosplay preparation: molti partecipanti iniziano mesi prima a costruire costumi, pianificare performance, coordinare gruppi, pianificare “foto mission”.
  • Gruppi, clan, comunità: associazioni di appassionati, gruppi cosplay o ludici, si organizzano internamente – con riunioni, prove – come in una tribù rituale che si prepara al grande evento.

Queste fasi di “pre-rituale” alimentano il desiderio, l’anticipazione collettiva e la tensione rituale.

Il giorno dell’inaugurazione e i turning points

L’apertura ufficiale diventa un momento simbolico: spesso inaugurazioni, tagli del nastro, esibizioni, spettacoli introduttivi. È un punto di rottura fra “il prima” e “il presente rituale”.

Durante i giorni del festival, esistono momenti centrali: la cerimonia di premiazione (fumetti, giochi), la gara cosplay, eventi speciali con ospiti, concerti serali. Questi momenti possono essere considerati “culminazioni rituali” in cui l’energia simbolica si concentra.

Alla chiusura, si verifica il rito di “discesa”: lo scioglimento (liminale → ritorno). Alla fine, i partecipanti tornano “alla vita ordinaria” ma portano con sé ricordi, oggetti, trasformazioni personali (foto, contatti, emozioni). La memoria rituale perdura.

Spazi rituali e “luoghi sacri” del festival

Un rito non esiste solo nel tempo: ha spazi consacrati. A Lucca Comics & Games, gli spazi fisici della città e le installazioni diventano “terreni rituali”:

Lucca, con le sue mura, piazze, vicoli, palazzi storici, viene “ri-convertita” in uno scenario fantastico. I confini tradizionali della città si estendono idealmente, intercettando la dimensione narrativa del festival. La città diventa “palcoscenico sacro”.

Molte manifestazioni si svolgono in siti storici (palazzi, torri, chiese, fortezze) che assumono una doppia valenza: da un lato testimoniano il passato, dall’altro sono “presa” nel presente rituale del festival. Questo crea un effetto di sovrapposizione fra memoria storica e narrazione immaginaria.

All’interno delle mura, l’organizzazione allestisce aree – padiglioni, stand, zone tematiche – che operano come “templi” o “santuari” del fumetto, del gioco, dell’illustrazione. In questi spazi:

  • si accede,
  • si osserva e si riceve (autografi, incontri),
  • si partecipa (workshop, tornei, performance).

Il layout stesso ha una funzione simbolica: corridoi, stand con “oggetti cult”, aree autografo, spazi “self” per autoproduzione. Ognuno di questi è come un “altare” in cui l’oggetto narrativo/immaginario è venerato.

Il cosplay zone diventa un’arena rituale: costumi, piccoli set, flashmob e manifestazioni performative. I cosplayer non sono semplici spettatori: diventano “soggetti sacri” che incarnano mitologie narrative.

I palchi dove avvengono concerti, spettacoli, performance, rappresentano luoghi di concentrazione rituale (momenti collettivi di emozione, fusione di energia).

Alcune installazioni o scenografie temporanee possono essere intese come “opere sacralizzate”. L’interazione con queste (fotografia, visita) è una forma di pellegrinaggio contemporaneo.

Gli oggetti venduti (fumetti, action figures, edizioni speciali) funzionano come reliquie: chi li possiede parte del “sacro fandom”. L’acquisto in fiera è rituale: la fila, il momento del contatto con l’autore, la firma autografa, lo scambio simbolico.


Performance e costume: il rito dell’identità trasformata

Tra tutti gli elementi rituali del festival, il cosplay è forse l’aspetto più emblematico della ritualità immersiva.

Cosplay non è semplice travestimento: è l’atto di incarnare un personaggio narrativo, di diventarne la manifestazione visibile. È un rito performativo di auto-trasformazione: l’individuo si dissolve nel personaggio (temporaneamente), con costume, gestualità, voce, atteggiamento.

In termini antropologici, possiamo leggere il cosplay come una forma di “mitopoiesi” rituale: tramite gesti simbolici, l’individuo “fa” la mitologia narrativa che ama.

A Lucca, la particolarità è che i cosplayer possono circolare liberamente per la città, muovendosi nei luoghi esterni, interagendo fra loro, generando scene spontanee nella dimensione urbana. Questo rafforza l’idea di “invasione rituale” della città da parte del mondo immaginario.

La gara cosplay (organizzata da associazioni come Flash Gordon) è un momento rituale competitivo, in cui il lavoro del cosplayer viene valutato, riconosciuto e premiato. Nelle giornate centrali del festival, questa gara diventa un fulcro simbolico.

Oltre al cosplay, LCG ospita sessioni di gioco di ruolo, tavoli narrativi, giochi dal vivo (LARP), performance interattive: momenti rituali di narrazione collettiva, dove il pubblico non è mero spettatore ma partecipante attivo.

Questi momenti permettono un’esperienza rituale di “mitologia condivisa”: i partecipanti dialogano con mondi immaginari, cooperano, plasmando storie co-creativamente.

Comunità, appartenenza e coesione rituale

Un rito pubblico possiede una dimensione sociale forte: rafforza i legami comunitari, definisce confini di appartenenza, genera cultura condivisa.

Il fandom dei fumetti, del fantasy e del gioco non è omogeneo, ma LCG svolge una funzione di “centro rituale” che agglomera diverse sotto-culture (cosplayers, giocatori di ruolo, lettori, autori). In quel contesto, gli appartenenti si “riconoscono” l’uno con l’altro — spesso tramite simboli (t-shirt, badge, oggetti, costumi).
La presenza di mascotte (es. Grog, mascotte di Lucca Games) assume valore simbolico come entità animatrice del rito stesso.

Nel festival i rapporti non sono solo commerciali; ci sono momenti di scambio, collaborazione, volontariato, relazioni affettive e sociali: i volontari che coadiuvano gli spazi, le associazioni che organizzano eventi, gli amici che si riuniscono, i cosplayer che collaborano in gruppo.

Questo produce una struttura di reciprocità: ognuno assume un ruolo, contribuisce, riceve simboli e riconoscimenti. Ciò è tipico dei rituali comunitari.

Interessante é riflettere sull’effetto “energia collettiva” e fusionalità. Durante momenti di massima concentrazione (premiazioni, concerti, sfilate), si genera un fenomeno che Turner chiamerebbe communitas: una sensazione di fusione, lontana dalle divisioni ordinarie, in cui la comunità rituale si espande e i confini individuali si attenuano.

In questi momenti la tensione emozionale è fortissima: applausi, urla, riconoscimento reciproco, “sussulti” emotivi — tutto ciò è energia rituale condivisa.

Memoria, narrazione e trasformazione

Un rito deve avere memoria, mitologia, e capacità di mutare nel tempo. LCG possiede queste caratteristiche.

Ogni edizione lascia tracce: fotografie, video, “moment of the year”, miti collettivi (momenti virali, costume memorabile, cosplay celebre). Questi elementi alimentano il mito dell’evento, diventano “leggenda del fandom”.

La narrazione dell’evento (report, blog, social) produce una mitografia attiva che rafforza il valore rituale per chi partecipa o sogna di partecipare.

C’è anche un’evoluzione rituale e innovazione. Il festival non è statico: le edizioni mutano, i temi cambiano, emergono nuovi generi (serie TV, streaming, gaming), nuovi media (realtà virtuale, NFT, live streaming). Questo continuo rinnovarsi consente che il rito resti vivo, che non si fossilizzi nel by‑rote.

Un esempio: il progetto Lucca ChanGes, che articola contenuti in streaming ed eventi dal vivo, estendendo la ritualità al digitale e all’anno intero

Oppure le attività educational e i progetti fuori stagione (fuori dal periodo festival) che mantengono vivo il legame rituale anche tra un’edizione e l’altra.

Ogni rituale collettivo genera frizioni. Non tutti i rituali sono armoniosi: il sovraffollamento, la logistica, le critiche ai sistemi di prenotazione, le tensioni con la cittadinanza locale sono elementi di attrito che mostrano come il rito debba continuamente negoziarsi.  Inoltre, le polemiche (ad esempio su sponsorizzazioni politiche, “boicottaggi”) testimoniano che il rituale è attraversato da tensioni simboliche, da conflitti d’identità.

Il “valore sacro” del festival

Che cosa rende “sacrale” Lucca Comics & Games — nel senso antropologico di ciò che è separato, consacrato, dotato di aura simbolica?

  1. Separazione dal quotidiano
    Durante il periodo del festival, le regole ordinarie (lavoro, norme sociali, abbigliamento convenzionale) vengono messe in pausa. I partecipanti adottano ruoli simbolici, partecipano a pratiche performative.
  2. Momenti di concentrazione energetica
    Gare, premi, esibizioni, concerti: momenti rituali di “picco” emotivo e simbolico, dove l’esperienza è collettiva.
  3. Oggetti simbolici (fetish)
    Costumi, fumetti speciali, edizioni limitate, autografi: tutto ciò che è acquistato o ottenuto durante l’evento assume valore simbolico – reliquie del rito.
  4. Cerimonia, liturgie, premi
    Le cerimonie ufficiali (premi, inaugurazioni) funzionano da liturgie del fandom, con rituali standardizzati (discorsi, consegna, applausi).
  5. Memoria e immaginario condiviso
    Il festival alimenta una mitologia collettiva: le storie dei cosplayer, i momenti iconici, i riferimenti comuni sono parte del patrimonio simbolico della comunità.

In questo senso, LCG non è semplicemente un evento commerciale, ma un rito moderno che canalizza desiderio, immaginazione, identità collettiva, temporalità simbolica.

Sfide antropologiche e criticità rituali future

  • Scalabilità e autenticità: quando un rito diventa troppo grande, può perdere parte dell’intimità e del senso comunitario. La “massa” può trasformare l’esperienza da rituale partecipato a consumo passivo.
  • Commodificazione del rito: la trasformazione dell’esperienza in prodotto (biglietti VIP, merchandising limitato, sponsorizzazioni) pone il problema dell’equilibrio fra sacro e mercato.
  • Tensioni locali: il rapporto con la città di Lucca, con i residenti, con l’infrastruttura urbana: il rito invadente può incontrare resistenze.
  • Digitalizzazione e rito ibrido: con eventi online, streaming, “edizioni virtuali”, la ritualità può disperdersi o trasformarsi: come mantenere la sacralità nel digitale?
  • Inclusività e diversità simbolica: come gestire conflitti culturali interni (diverse sensibilità, gruppi di fandom differenti) affinché il rito non escluda ma valorizzi la pluralità?

Conclusioni: ritualità, cultura pop e trasformazione sociale

Lucca Comics & Games è, sul piano culturale, una manifestazione che ha saputo trasformarsi in un rito pop moderno: un luogo dove si celebra l’immaginario, si incarnano identità alternative, si costruiscono comunità. È un rituale della cultura pop, che reinventa miti contemporanei (fumetti, giochi, fantasy, serialità) in un contesto urbano storico.

Da prospettiva antropologica, LCG offre un ricco laboratorio per studiare come le pratiche rituali — tradizionalmente legate alla religione, alla cerimonia o alle comunità “alte” — vengano oggi mutate, reinventate, diffuse nella cultura pop e nei fandom. In esso, identità, narrazione, performance e comunità si intrecciano in una liturgia moderna del desiderio e dell’immaginazione.

Fabio Malfatti, antropologo culturale, presidente e  ricercatore presso il CREAaps, osserva le pratiche culturali come strumenti per leggere i mutamenti della società contemporanea. Questo contributo fa parte di una serie di riflessioni sui rituali moderni e la cultura popolare.



         

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